Oggi voglio parlarvi di... Schioppettino
Lo Schioppettino, conosciuto anche come Ribolla Nera (sì, anche lui fa parte della famiglia delle Rebule!) è uno dei vitigni a bacca rossa autoctoni del Friuli-Venezia Giulia più interessanti e particolari, grazie a caratteristiche organolettiche uniche. La sua brillante acidità, la buona struttura, la fine eleganza e i tannini delicati lo candidano a grande vino italiano in grado di invecchiare con grazia. E invecchiando sviluppa profondità aromatica intrigante, 1000 sfaccettature e un terziario a dir poco strepitoso.
Lo Schioppettino non è un vino pirotecnico che fa i salti mortali, ma è solido, si apre in un ventaglio di grande ampiezza con grazia e ti seduce con un fascino discreto, sussurrato piano.
Il grande problema della Ribolla Nera è che il grande pubblico ancora non ha compreso quanto possa essere grande questo vino o meglio forse ancora prevale l’idea obsoleta che sia un vino grossolano dall’acidità incontrollata, tanto che ti scoppia in bocca come si diceva un tempo.
È un vitigno storico della provincia di Udine, dove è coltivato da secoli, anche se è soltanto nel 1877 che è il Di Rovasenda ne parla per la prima volta, riferendosi ad una Ribolla Nera prodotta nelle colline di Udine. Schioppettino è il nome locale con cui è conosciuto, ma di fatto è un biotipo della Ribolla Gialla e infatti si assomigliano, il legame familiare e le affinità sono facilmente rintracciabili: buona acidità, buccia spessa, sapori e profumi delicati ma non esplosivi e grande profondità che con il tempo arriva, se si ha la pazienza di aspettare e vinificare per il futuro e non per fare vini di pronta beva.
Il bouquet è segnato da un frutto scuro che ricorda lamponi, more, pepe e sottobosco: questi sono i profumi tipici che vi faranno riconoscere la Ribolla Nera. Certo con gli anni di affinamento il terziario si sviluppa ed emergono ginepro, foglie, tratti balsamici e speziati. Non è un vitigno aromatico e quindi non troverete profumi esuberanti, quanto piuttosto una delicata finezza, suonata con magistrale sensibilità.
Al palato è tagliente, affilato, costruito tutto intorno ad un’acidità che lo rende avvincente e sempre vivace. I tannini sono di grana fine, ma potenti, mentre la struttura è buona, mai esagerata. Raramente troverete uno Schioppettino da "masticare", iper-fruttato o denso per l’eccesso di estratto, visto che punta sulla finezza e non sulla forza.
Curiosità
Interessante origine del nome da cui sono scaturite teorie fantasiose, tutte legate alla semantica dello scoppio, infatti un tempo la sua immensa acidità scatenava nel vino, già imbottigliato, una seconda fermentazione che creava di conseguenza anidrite carbonica, stappando la bottiglia con un botto.
Voi invece cosa ne pensate? Lo avete già assaggiato?
Se ancora non lo avete provato, cosa aspettate?
Prosit!
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